martedì 24 aprile 2012

a proposito di... Minima Mercatalia (parte VIII)

Nel paragrafo 2.4 di Minima Mercatalia si ripercorrono le tappe indimenticabili del pensiero greco facenti capo ai grandissimi nomi di Eraclito e Parmenide, per passare quindi a figure quali Democrito ed Empedocle, ed approdare, infine, al "giardino" di Epicuro.
Come sempre, si consiglia una visita al bel sito Filosofico.net per rinfrescare il ricordo - o, perché no, fare la prima conoscenza - di almeno qualcuno di questi nomi.
Il paragrafo, dal titolo "L'etica greca e lo spirito del comunitarismo", continua a seguire il filo del discorso rintracciando il senso della "misura" e del "limite" nel pensiero dell'antica civiltà greca. Questi concetti non sono indagati in astratto, bensì orientati ad una precisa lettura concreta, tenendo per fermo che il riferimento principale per il criterio della misura è l'umano, l'uomo; e, più precisamente, non tanto l'uomo come idea di umanità, nè come individuo a sè, bensì l'essere umano in quanto compartecipe di una dimensione interrelazionale tipicamente comunitaria.
La comunità di riferimento per eccellenza è la pòlis. E' tenendo presente questo spazio comunitario, "politico" per eccellenza, che si dipana il discorso sul senso della misura e del limite come armonia sociale-comunitaria, come "spirito del comunitarismo".
Vero omaggio ai presupposti fondamentali di una struttura squisitamente dialettica, il paragrafo in lettura mi colpisce per l'eccellente evidenziazione di come si possa leggere, criticamente e con metodo rigorosamente non-banale, la relazione istituita nel nesso tra elementi posti in reciproca contrapposizione.
In questo senso, Fusaro può evidenziare come
"le filosofie di Parmenide e di Eraclito possono essere interpretate come due poli in correlazione essenziale di una difesa della comunità dalle insidie dell'illimitatezza, tramite strategie accomunate dal ricorso al lògos" (p.112);
più avanti si osserva d'altra parte che
"La valenza metaforica di tipo socio-politico del poema di Parmenide è peraltro suffragata dal fatto che si tratta del testo filosofico più astratto dell'intero canone occidentale e, insieme, di quello edificato nel modo più massiccio su una descrizione simbolica di luoghi sociali precisi e altamente concreti <.I>[, i]n una compresenza dialettica del massimo del concreto e del massimo dell'astratto [...]" (p.118);
Solo, inoltre, nella prospettiva di "un ristabilimento della vita comunitaria" come "ricomposizione" di "atomi sociali disaggregati",
"può essere intesa l'unitarietà del pensiero di Democrito (460 a.C. - 360 a.C.), apparentemente sospeso tra le due dimensioni inconciliabili del naturalismo meccanicistico e delle splendide massime etiche centrate sulla libertà umana e sul comunitarismo democratico" (p.121);
giungiamo così ad una ulteriore tappa, nel terreno storico dell'Ellenismo, con la sua espansione del "mondo" familiare alla cultura greca oltre i confini noti della "dimensione comunitaria propria della pòlis" (p.124):
"In tal modo, cosmopolitismo e individualismo finiscono con il coesistere in quanto manifestazioni a un tempo opposte e complementari della stessa condizione spirituale: l'esemplificazione di questa aporetica convivenza delle due dimensioni antitetiche dell'universalismo cosmopolitico e del particolarismo comunitario sarà costituita dalla polarità tra la filosofia stoica, con la sua idea di kosmòpolis [...] e quella epicurea, con la riconfigurazione della vita comunitaria entro le mura del Giardino." (pp.124-125); 
ed eccoci all'epilogo di questo "viaggio" di contrapposizioni e ri-composizioni,
"Con 'epoca ellenistica, la verità del mondo greco andrà perduta, polarizzandosi nello 'spazio minimo' dell'interiorità e nello 'spazio massimo' del cosmopolitismo", (p.125).
Le cinque "tappe" di citazioni scelte per questo tratto della lettura permettono di cimentarsi nell'incontro tra speciali coppie di opposti, evocate via via ad ogni passaggio di autore in autore:
con Parmenide si contrappongono il "massimo del concreto" e il "massimo dell'astratto";
con Democrito si contrappongono "naturalismo meccanicistico" e "massime etiche", riferite all'uomo, sulla libertà e sul comunitarismo;
con l'Ellenismo si contrappongono Stoicismo ed Epicureismo, portatori rispettivamente di
          1) cosmopolitismo (stoico) contro individualismo (epicureo);
          2) universalismo contro particolarismo comunitario;
          3) spazio 'massimo' contro spazio 'minimo';
a dare il "la", per così dire, a queste variazioni sul tema della contrapposizione tra limitato e illimitato, tra mutevolezza e immutabilità, sono proprio la considerazione rispettivamente di Parmenide come celebratore, nella descrizione dell'Essere, di ciò che non muta come principio eminente, contro Eraclito, celebratore del fuoco come principio, in quanto, al contrario, eternamente mutevole (ancorché, significativamente, pure sempre conservato uguale a sè in quanto fuoco, cfr.p.114).
Ancora una volta, il testo invita a cogliere l'armonia tra opposti come principio di misura, regola nel nesso che articola e accorda tali opposti reciprocamente. Non l'uno o l'altro può essere sufficiente a rintracciare il bene e il bello che sono propri della giusta misura, bensì con l'uno e con l'altro, compresi dialetticamente, è necessario il tentativo sintetico di cogliere il cuore del discorso filosofico. 





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