giovedì 24 maggio 2012

mercoledì 16 maggio 2012

A proposito di... Minima mercatalia - parte X

"Con il liberalismo non sarà la libertà come 'universale' a ottenere finalmente il diritto di cittadinanza nella pratica di governo, ma sarà una nuova gestione delle libertà a essere messa in atto all'interno di una 'ragione governativa' che ha strutturalmente bisogno di libertà, perché e il principio stesso del mercato a esigere la libera circolazione di merci, corpi e idee.", pp.168-169
Eccoci giunti nella lettura al terzo capitolo di Minima mercatalia ("3.Fase astratta: il capitalismo pone se stesso", pp.155-244). 
Per la trattazione di questa fase, "tetica", Fusaro richiama espressamente e specificamente tre autori: Marx, Foucault, Hegel (cfr. p. 160).
Nel paragrafo 3.1, qui in lettura, entrano in scena i primi due, Marx e Foucault, per l'evidenziazione di due aspetti fondamentali. Con Marx si sottolinea il rapporto stretto e di complementarietà tra ''l'autoeternizzazione" del capitalismo e la "illusoria presentazione del proprio gesto orginario nell'edenico incontro tra due soggetti" (capitalista e operaio; cfr. pp.161 ss.). Con Foucault si sottolinea come "'Soggettivazione' e 'governamentalità' procedono congiuntamente" (cfr. pp.165 ss.). 
Questi aspetti continuano a saldarsi nel discorso e ad accordarsi secondo la chiave costante del principio di misura e della dialettica dell'illimitatezza con esso contrastante. 
E' evidente come la portata colossale dei temi accennati travalicherebbe di gran lunga lo stesso testo intero di Minima Mercatalia. Per poterne cogliere almeno in parte il significato è indispensabile ricorrere alla lettura integrale almeno di questo capitolo. I temi sono peraltro ben sviluppati in Bentornato Marx! e Essere senza tempo, letture ottime per agevolare la comprensione di questo terzo volume. 
Ciò che, intanto, si evidenzia con questa breve lettura, sono alcune sottolineature critiche e sollecitazioni per il pensiero intorno al concetto di libertà in alcuni precisi aspetti. 
Ricorro in questa occasione ad una terminologia personale che va precisata.  Adotto il termine "spiazzamento" con riferimento alle situazioni che vengono qui tratteggiate. Esse fanno riferimento nel testo, talora, a ciò che in terminologia marxiana e marxista cade a pieno titolo sotto la rubrica "alienazione". D'altra parte, come in ogni caso in cui si tratti di evocare una/la "libertà" e la sua più o meno forte compressione, il termine usato può essere correntemente quello di "coercizione", "costrizione". Poiché ciò di cui tratta Fusaro in questo paragrafo non è radicato esclusivamente nel pensiero di uno od un altro autore, bensì raccoglie insieme ciò che essi colgono separatamente ciascuno per propria parte, scegliendo l'espressione "spiazzamento", "spiazzare", desidero significare senza più forti connotazioni il senso di una diminuzione e una perdita, un esser-tagliato-fuori, una preclusione tendenzialmente radicale ed esasperata dell'umano da ciò che si tenderebbe a rappresentare a titolo di sua propria essenza.
Ecco una breve rassegna di alcuni passi che tratteggiano questa messa fuori gioco dell'umano in quanto "libero". Si danno soltanto alcune possibili indicazioni sul senso di "spiazzamento".
"Che il mondo moderno si fondi sull'occupazione totale dello spazio materiale e simbolico da parte delle logiche di illimitata creazione di plusvalore è, come si è visto, tematizzato dallo stesso Marx", p.155
Spiazzamento nello spazio, "materiale e simbolico". Spiazzamento verso il senso di "misura" e limite. Spiazzamento nel valore e nella valorizzazione.
"[...] una volta che sia giunto a compimento il processo produttivo, si ritrovano l'uno di fronte all'altro quei due possessori di merci nelle stesse condizioni in cui si fronteggiavano prima che esso avesse inizio; anche ora il capitalista ha tutto, l'operaio non ha alcunché se non la propria forza-lavoro, ed è dunque liberamente costretto ad accettare di lavorare per il capitale", p.163
Spiazzamento nei rapporti lavorativi; spiazzamento nei rapporti sociali; spiazzamento nella giuridicizzazione contrattuale dell'attività di lavoro. Spiazzamento nella valorizzazione dello status di "libero".
"Una volta che l'operaio abbia interiorizzato il nuovo modo di produzione e di esistenza come una necessità ineludibile e a suo modo naturale, può finalmente venirgli garantita la libertà formale.", p.165
Spiazzamento, ancora, nella valorizzazione dello status di "libero". Spiazzamento nella valorizzazione di "naturale/naturalità". Spiazzamento nell'interiorizzazione della percezione di "sè".
"[...] la 'prigione reale', ossia quell'istituto specificamente disciplinare a cui la modernità ci ha abituati, viene costituendosi sul modello delle prigioni di fatto già esistenti nella società, ossia sul modello di quelle istituzioni totali, panoptiche ed eterotopiche come la fabbrica, la caserma o la clinica. Secondo le coordinate di Surveiller et punir, la creazione delle prigioni esplicitamente riconosciute come tali è funzionale all'occultamento delle strutture carcerarie e concentrazionarie che, senza essere riconosciute nella loro reale natura, costellano il mondo moderno e di cui la fabbrica resta l'archetipo", p.167.
Spiazzamento (ancora) nello spazio (materiale e simbolico). Spiazzamento nella valorizzazione dello "spazio" e dei luoghi. Spiazzamento nel senso di valorizzazione in termini di "reale/realtà".
""Il mondo del mercato, rappresentato come increato e immutabilmente eterno, secerne un pensiero anch'esso raffigurato come privo di genesi. Si comprende così in che senso e secondo quali presupposti quello capitalistico, nella sua fase astratta, sia un pensiero 'naturalistico', la cui astrazione reale si fonda sulla destoricizzazione e sulla desocializzazione [...]", pp.158-159
Spiazzamento nel senso di "tempo/temporalità"; spiazzamento nella valorizzazione di creazione, temporalità, "novità/originalità". Spiazzamento nel senso di esercizio e valorizzazione di un "pensiero". Spiazzamento (ancora) nel senso di "naturale/naturalità"; spiazzamento (ancora) nel senso di valorizzazione in termini di "reale/realtà". Spiazzamento nei rapporti sociali e nella valorizzazione di "società" e "storia/storicità".

In questa troppo approssimativa traccia presa per appunti e spunti è tuttavia possibile cominciare a cogliere alcuni aspetti ricorrenti nel senso di estraniazione e spiazzamento dell'umano che si vanno evocando man mano che si procede nel discorso. Luogo, spazio, tempo; persone, personalità, libertà; diritto, contrattazione... Storia; temporalità; società. La posta in gioco sale al punto che non è possibile elencare tanto singoli elementi, quanto piuttosto cogliere il senso di totalità che viene ad associarsi ad una sorta di cattività onnipervasiva: uno spiazzamento totale.

In tale sorta di "spiazzamento", forse non troppo stranamente, l'"utopico" (cfr. Minima Mercatalia, p.165) viene a configurarsi non come ciò che, in quanto non-ha-luogo ("utopia" in senso stretto), può rappresentare il non-reale immaginabile, bensì piuttosto "utopico" per eccellenza diventa l'umano, come ciò che, continuamente, radicalmente e totalmente "spiazzato" e messo fuori gioco dalla propria stessa essenza ed esistenza, appare (ingannevolmente, ma con sempre maggiore effetto di "realtà") dissolto alla stregua di ciò che, annientato radicalmente, è ridotto allo status assoluto di ciò-che-non-è. Non è nessuno e nulla, non ha in dotazione alcun mezzo nè potere, non è in nessun luogo, non ha alcun tempo proprio - non esiste. Dio sarà magari morto, ma per quel che riguarda l'umano, piuttosto, si può quasi cominciare così a dubitare che non sia mai esistito. 
Oppure, forse, non siamo d'accordo e ci impegneremo in un dissentire fattivo.